Piano di emergenza

Redazione del piano di emergenza aziendale, interno, rifiuti.

Una foto di un punto di ritrovo.

Con il termine 'piano di emergenza' ci si riferisce al piano che dovrebbe essere in grado di gestire tutte le emergenze che prevedibilmente potrebbero verificarsi all'interno dei luoghi di lavoro. Altri termini che hanno lo stesso significato sono il 'piano di emergenza aziendale' se ci riferiamo strettamente alla gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro oppure il 'piano di emergenza interno' (PEI) se ci riferiamo alla tutela dell'ambiente per esempio nei luoghi di lavoro che effettuano attività di stoccaggio e lavorazione e/o riciclo rifiuti. Si scrive piano di emergenza, ma si legge il 'piano delle emergenze'.

Il documento è obbligatorio ed è previsto da diverse normative, ovvero, per la gestione della sicurezza, per la gestione dell'ambiente, per la gestione dei rifiuti, non per ultimo per la gestione della collettività giacché (purtroppo) nel caso in cui si verifica un'emergenza, per esempio un incendio, i fumi e le sostanze nocive generate non si fermano ai confini aziendali (...). La ratio quindi vale per qualunque tipologia di emergenza che possiamo immaginare.

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Il piano di emergenza, soprattutto, dovrebbe essere all'altezza del compito di cautelare e tutelare la salute, la sicurezza e la vita delle persone presenti a qualunque titolo, detti occupanti e non "solo" dei lavoratori addetti. Il documento deve sostanzialmente prevedere tutte le possibili emergenze che possono verificarsi all'interno dei luoghi di lavoro e come fine ultimo deve disporre cosa dovrebbe essere attuato dagli interessati al fine di gestire l'emergenza considerata. Detto in poche parole, deve contenere:

Per quanto riguarda la gestione della salute e sicurezza, a valle della redazione del piano, il datore di lavoro dovrebbe informare i lavoratori sul contenuto di tale documento al fine di avere lavoratori edotti e quindi, qualora (speriamo mai) l'emergenza si verifichi, essi sono a conoscenza delle azioni da mettere in pratica e non inventarsi comportamenti di propria iniziativa che possono avere conseguenze anche fatali. A valle del piano di emergenza dovranno essere effettuate le prove di evacuazione che servono da una parte per far fare pratica sui compiti agli addetti di gestione delle emergenze occupanti e dall'altra a verificare l'effettivo tempo impiegato per esodare in sicurezza.

Uno degli allegato del piano di emergenza è la planimetria di evacuazione, da questo il nome completo diventa 'piano di emergenza ed evacuazione' (PEE). La planimetria sarà specifica del singolo luogo di lavoro e quindi avremo più planimetrie.

Per quanto riguarda la gestione ambientale in relazione al trattamento dei rifiuti, Il gestore dell'impianto una volta redatto il piano di emergenza interno (PEI) deve trasmetterlo al Prefetto competente per territorio al fine che essi possa avere a disposizione tutte le informazioni utili per l'elaborazione del piano di emergenza esterna (PEE) che ha come obiettivo la cautela e salvaguardia della comunità nonché dell'ambiente stesso. Successivamente nel 2021 si aggiunse anche l'obbligo per tali gestori di effettuare la classificazione del rischio incendio negli impianti di stoccaggio e trattamento rifiuti.

Visto con gli occhi del Professionista Antincendio, il piano di emergenza assume un ruolo chiave per la reale e concreta gestione delle emergenze e non solo per dare seguito alla mera formalità dettata dalla normativa. La trattazione dell'argomento non ha certamente l'obiettivo di essere esaustivo, ma bensì di riportare alcune riflessioni per la redazione di un valido piano di emergenza visto che stiamo parlando di gestire le emergenze ovvero situazioni che non abbiamo la familiarità nel quotidiano e quindi anche i comportamenti potrebbero essere assai diversi da come ce le immaginiamo.

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